Traduzione e postcolonialismo: il racconto come genere letterario in Africa

di Daniela Buccioni, Laurea in Lingue Straniere, Università di Macerata

Attraverso un genere letterario come quello del racconto riusciamo a comprendere il legame che intercorre tra traduzione e alterità. Se da un lato studiosi come Anthony Appiah e Homi Bhabha mettono in luce una concezione traduttiva che va oltre il significato interlinguistico, dall'altro le loro teorie sintetizzano la capacità degli scrittori africani di contrapporsi alle dinamiche imposte dal colonialismo. Mescolando gli idiomi locali alle lingue europee, le nuove generazioni di scrittori ci offrono un'inedita visione dell'Africa: la condizione femminile, la politica e il riconoscimento delle identità sono solo alcuni dei temi che affiorano all'interno dei loro scritti. Dopo aver letto dunque quello che è il loro vissuto, gli scrittori africani ci chiedono di essere riconosciuti al di fuori di quelli che sono i confini fisici dell'Africa. In tal senso, la traduzione diviene transculturazione: inserendosi all'interno di letterature come quella anglofona ed italofona, gli scrittori auspicano ad una rivisitazione di quella visione 'esotizzante' che il colonialismo ha prodotto. Tale messa in discussione si riflette nei linguaggi che gli scrittori africani producono: ibridismo, contaminazione linguistica e intertestualità sono concetti che si ritrovano nella produzione letteraria africana all'indomani delle indipendenze. Tra i testi presi in esame, verranno considerati i racconti bilingui dello scrittore eritreo Hamid Barole Abdu. Attraverso un' intervista rilasciataci direttamente dall'autore, si è avuta l'opportunità di approfondire alcuni aspetti riguardanti quella che spesso viene definita come 'letteratura della migrazione'. Prendendoci per mano, l'autore ci guida in un universo quotidiano in cui gli immigrati divengono oggetti facilmente manipolabili e sfruttabili. I numerosi e ripetuti episodi di razzismo vissuti sulla propria pelle portano l'autore ad elaborare una sorta di decalogo che possa servire d'aiuto a chi come lui ha la pelle nera. A proposito delle versioni in lingua inglese, l'autore spera che queste possano trovare diffusione al di fuori del contesto italiano dirigendosi in particolare ai cittadini africani che vivono in Europa. In conclusione, il nostro pensiero va a quegli scrittori che con grande maestria continuano a rappresentare quella che è la loro Africa: un continente che attraverso l'utilizzo di più lingue ambisce ad annullare la supremazia del colonialismo e soprattutto a riscrivere quella storia in cui vincitori e vinti si trovano in contrapposizione. Daniela Buccioni nasce a Civitanova Marche il 6 Maggio 1983. Dopo aver conseguito il diploma di Perito Aziendale Corrispondente in Lingue estere, nel 2011 si laurea in Lingue straniere per la comunicazione internazionale presso l'Università degli studi di Macerata con una tesi dal titolo 'Traduzione e postcolonialismo: il racconto come genere letterario in Africa' assistita dalla dott.ssa Elena Di Giovanni. Attualmente si interessa di tematiche sociali ed interculturali portando avanti progetti legati alla scrittura e alla traduzione. Di recente ha firmato la postfazione contenuta nel libro 'Il volo di Mohammed' dello scrittore eritreo Hamid Barole Abdu.



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