Sempre più ospedali aprono ai cani Per la guarigione dei padroni

di Paola Pastacaldi, 5 marzo 2018

I cani della Lombardia da qualche mese possono entrare in ospedale per visitare i padroni malati e ricoverati. Questa possibilità era stata già sancita da una legge nazionale del 2009 che richiedeva però l’applicazione regionale, con conseguente regolamento specifico strutturato dai singoli ospedali. Di fatto la legge è stata applicata sino ad oggi solo da poche Regioni. La Lombardia, come accade spesso, ha dimostrato il suo spirito concreto e, pur non essendo l’apripista di questa iniziativa, ne ha riconosciuto la necessità come valido contributo alla salute degli esseri umani. E’ stato poi un ospedale di tutto rispetto come il Niguarda di Milano ad emettere a dicembre un regolamento di sette pagine sulle procedure di ammissione del cane e di altri animali domestici in corsia. Il buon esempio sta portando a ruota anche molti altri ospedali di altre città e altre Regioni ad attivarsi con i regolamenti.

Per quanto riguarda la figura del cane si tratta di un percorso lungo relativo al riconoscimento del valore sociale, umano e psicologico degli animali domestici nella vita degli esseri umani. In sintesi dell’affermazione del suo “essere sensibile”. Un balzo in avanti per l’eterno amico dell’uomo. Da animale da lavoro e da sfruttamento, da animale soprammobile, ad animale dotato di qualità sensibili con tutta una serie di conseguenze sul piano pratico e legislativo. Si riconosce all’animale domestico la capacità di aiutare il padrone – meglio sarebbe chiamarlo uno della famiglia - ad avviarsi verso il processo di guarigione. Di qui l’importanza riconosciuta di concedere a chi è ammalato e per lunghi periodi ricoverato in ospedale la possibilità di incontrare il proprio animale domestico.

Ma non solo il cane o il gatto sono da tempo parte della famiglia, per gli scettici – che storceranno il naso - anche qualche altro essere meno considerato nella scala dei valori come criceti, uccellini, cavie, la legge stessa ne parla.

“Va specificato che questa legge non si riferisce alla pet therapy “, spiega il veterinario Mauro Cervia di Milano, autore di numerosi libri sul mondo degli animali, e presidente di “Amo gli Animali”, la onlus che ha promosso l’iniziativa del cane in corsia con un bel video spot. E’ stato lui che con la sua insistenza, prima al Ministero, senza peraltro ottenere risposta, poi in Regione Lombardia con successo immediato, è riuscito a stimolare la procedura di attivazione regionale della legge.

“Va chiarito che il cane può entrare in ospedale e andare a trovare il padrone ammalato, ma non potrà vivere in ospedale. Ci saranno reparti dove non potrà andare. Il regolamento del Niguarda è molto preciso a riguardo”.

L’assessore al Welfare di Regione Lombardia Giulio Gallera, molto soddisfatto di questa decisione, ha ribadito varie volte nel corso di varie conferenze e incontri con la stampa: «Con il Regolamento regionale del 13 aprile 2017 abbiamo individuato i criteri per l’accesso di animali d’affezione alle strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private accreditate, fornendo una risposta alle richieste di numerosi pazienti. Siamo convinti che consentire ai pazienti di ricevere le visite del proprio animale d’affezione abbia un valore terapeutico straordinario e ringrazio l’associazione “Amo gli animali onlus” per la realizzazione dello spot che ha sensibilizzato anche altre Regioni a seguire l’esempio della Lombardia”.

Lo spot di 30 secondi trasmesso sulle reti nazionali, girato al Niguarda, è stato finanziato da Amo gli animali. Ha avuto la collaborazione gratuita di Edoardo Stoppa, che ne ha curato la regia e dell’attore Gabriele Cirilli,. Protagonisti Lavinia, una giovane in cura e ricoverata in un altro ospedale che ha accettato di collaborare, e il cane Luna, un border collie di 4 anni del veterinario Mauro Cervia. Oltre a far conoscere la legge si spera con il video così di stimolare altre strutture a realizzare l’accesso dei cani negli ospedali.

Sedici delle ventisette Asst lombarde, le Aziende Socio Sanitarie Territoriali, hanno già deliberato il proprio regolamento interno e i pazienti possono ricevere la visita dei propri animali d’affezione. Le altre undici lo stanno predisponendo.

Tra i primi a riconoscere agli animali domestici la dignità di esseri sensibili ci sono i francesi con legge del 2014, con la quale è stato modificato il codice civile, nel quale l’animale domestico era considerato, dai tempi di Napoleone un semplice oggetto, un po’ come mobilio. Niente di più. Agli animali da compagnia francesi è stato riconosciuto lo status di esseri viventi dotati di “sensibilità”.

E in Italia? Noi contiamo almeno 60 milioni di animali domestici tra cani e gatti e criceti, tartarughe e pesci, cioè quasi un animale a persona, visto che in Italia i cittadini sono 61 milioni. Dare pieno riconoscimento al fatto che gli animali hanno un loro mondo affettivo e questo mondo affettivo oggi lo condividono ampiamente e generosamente con gli esseri umani nella vita di tutti i giorni. Smetteremo di commuoverci alle storie di cani che vanno ogni giorno sulla tomba del padrone, chiedendoci come fanno a sapere dove andare? Come sanno molti veterinari il cane o il gatto sono spesso gli unici o almeno i più importanti esseri viventi con cui una persona oggi si relaziona affettivamente, tutto ciò che sembra assurdo accade per varie cause, che vanno dal divorzio, alla solitudine, al troppo lavoro, all’incomunicabilità, alla vecchiaia. Il cane - si sa - è fedele e obbediente.

«Portare i propri animali in ospedale è una grande conquista, un segno di civiltà, una gran gioia per tutte le persone malate», afferma il veterinario Mauro Cervia. «Abbiamo insistito molto perché il regolamento attuativo della legge regionale numero 33 del 2009 entrasse in vigore e oggi, grazie anche alla collaborazione con la Regione Lombardia questo è finalmente realtà».

Per far entrare nelle case di cura cani, gatti, conigli, etc., bisognerà rispettare norme ben precise. L’ingresso, per esempio, sarà consentito solo agli animali domestici che vivono nelle famiglie dei pazienti (previa richiesta di accesso presentata dal paziente o da un familiare). Saranno i medici a valutare, caso per caso, la compatibilità delle visite con lo stato di salute dei pazienti, e quindi i possibili benefici derivanti dalla presenza dell’animale; gli animali dovranno essere iscritti all’anagrafe degli animali d’affezione, essere vaccinati e assicurati; nel caso dei cani dovranno avere la museruola ed essere condotti a guinzaglio. Gatti e conigli, invece, dovranno essere alloggiati nell’apposito trasportino, almeno fino al momento della visita al paziente o all’ospite.

Solo i degenti che sono ricoverati da più di cinque giorni possono chiedere al medico del reparto di poter ricevere la visita del proprio pet. L’animale prima dell’ingresso, cioè nelle 24 ore precedenti la visita, dovrà essere sottoposto ad un trattamento antiparassitario e alla spazzolatura.

E ancora: chi accompagnerà l’animale in visita al degente dovrà essere maggiorenne e in grado di tenerlo sotto controllo, mentre al proprietario spetterà la responsabilità civile e penale da addebitare a qualsiasi comportamento del suo pet nel corso della visita. La richiesta deve essere presentata per iscritto (a mano, via mail o via fax) all’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico dell’Ospedale in cui si è ricoverati. Inoltre i pet avranno delle zone off limits. Non potranno stare vicino ai carrelli di alimenti, ai bagni, e nei posti dove non ci sia l’autorizzazione. Non potranno entrare nei momenti di visita medica o prestazioni sanitari.

Nel libro CANETERAPIA Cosa ci può dare il migliore amico dell’uomo ((2006, Salani editore) Mauro Cervia racconta degli studi dello psichiatra Aaron Katcher sul decorso delle malattie. Il medico aveva osservato che accarezzando un cane si abbassava la pressione arteriosa. In caso di diabete o malattie respiratorie ed endocrine il decorso migliorava sensibilmente grazie alla presenza dell’animale. E nel suo libro Cervia aggiunge: “Il cane è l’animale ideale per questo tipo di terapia, la lunga dimistichezza con l’essere umano ha creato una profonda sintonia emotiva che il cane spesso gestisce meglio dell’uomo. Riesce a placare l’ansia e il semplice contatto con il suo corpo e il suo calore infonde sicurezza. La terapia si trasforma in intimità, i gesti di affetto si moltiplicano nella giornata e il cane diventa una specie di guardiano di questo benessere”.

”Rimane aperto il tema cliniche e ospedali privati, case per anziani che non hanno l’obbligo di legge. E’ intenzione dell associazione Amo gli animali e dell’assessore Gallera contattare le strutture private e proporre l’adesione a questa legge. Gli anziani, per esempio, soffrono molto della mancanza del loro cane che spesso è  invecchiato con loro. Che possano vederlo è molto importante”.

Sorride Mauro Cervia e, infine, osserva: “Di bello c’è che con questa opportunità il cane è riconosciuto come un familiare. Se pensiamo che il convivente a volte non può andare a trovare il compagno, capiamo che è stata una scelta molto importante”. E per il futuro? “Vorremmo occuparci dei cani per le persone anziane, sole o povere con finanziamenti ad hoc”.

E’ chiaro che non tutti i cittadini si sono evoluti in materia di rispetto animale, anzi c’è ancora molta, molta strada da fare per quello che riguarda i maltrattamenti e, per andare un pochino più in là, per quello che riguarda il rispetto profondo della loro animalità e del loro legame con il mondo più selvatico cui sempre appartengono, anche se vivono comodamente in casa. Catene a parte, che per fortuna sono state proibite anche in Italia, in campagna di cani a catena o in box di un metro se ne vedono davvero ancora troppi. Molti cittadini che si credono civili non hanno ancora capito chi e che cosa è l’animale domestico per l’uomo.