REGOLAMENTO VERDE IN CITTA’. E se si potesse salire sugli alberi? Ecco la storia della ragazza dentro il faggio di villa Litta

di Silvestro Acampora, arboricoltore

 

Nel Parco di Villa Litta, proprio dietro i locali che ospitano la biblioteca, cresce un albero di Faggio. Si tratta di una pianta della varietà “pendula” i cui rami sfiorano il terreno conferendo alla chioma un aspetto caratteristico, molto affascinante e somigliante ad una specie di capanna.

Questa varietà di Faggio è stata selezionata dai vivaisti per l’aspetto globoso della chioma caratteristica un tempo molto apprezzato dai giardinieri che arredavano i parchi e i giardini delle ville. Come tutte le piante che vivono nelle città, risente dei cambiamenti climatici e delle attività che si svolgono tutto intorno finendo per influire anche sulle attività fisiologiche.

I faggi sono alberi che hanno impiegato milioni di anni per adattarsi a ricoprire i versanti più ripidi e inaccessibili delle montagne e difficilmente si adattano a vivere al di fuori del loro areale e in ambienti fortemente antropizzati.

Il loro area di diffusione ha seguito il succedersi delle ere glaciali, lasciando alcune stazioni relitte molto vicine al mare in Italia. Sono famose la faggeta della Foresta Umbra sul Gargano e quella di Linguaglossa sull’Etna. Il Faggio di Villa Litta, come tutti gli alberi cittadini, risente del succedersi di anni particolarmente siccitosi.

La carenza idrica ha provocato il disseccamento di numerosi piccoli rami, si tratta di una strategia degli alberi per ridurre la superficie di evapotraspirazione fogliare in modo da adattarsi alla ridotta disponibilità di acqua e alle temperature elevate.

I giorni scorsi con dei colleghi mi trovavo nel Parco per interventi di potatura e controllo. All’interno della chioma del Faggio, quasi del tutta mimetizzata tra i suoi rami contorti, una giovane ragazza se ne stava seduta in silenzio. L’abbiamo notata solo perché eravamo intenti a pianificare gli interventi di potatura e controllo delle piante all’interno del parco.

Claudio, che è il responsabile della gestione del territorio di Villa Litta, si è avvicinato invitandola a garbatamente a scendere. La ragazza si è molto risentita della richiesta e, con una grinta che quasi rasentava l’arroganza ha manifestato il suo disappunto, ribadendo che lei non stava facendo nulla di male.

Solo all’insistenza di Claudio che ha ribadito che se non fosse scesa sarebbe stato costretto a chiedere l’intervento dei vigili urbani. la ragazza ha raccolto la sua borsa e, attraversando agilmente la chioma della pianta, camminando lungo i rami che arrivano a sfiorare il prato è scesa.

La ragazza è venuta verso di noi e con il volto contratto dal disappunto, ha chiesto dove fossero contenute le norme che vietavano di salire sulle piante, aggiungendo che avremmo fatto meglio a controllare le persone che danneggiavano gli alberi e incidevano la corteccia.

Claudio l’ha informata dell’esistenza di un regolamento d’uso del verde che non contempla la possibilità di salire sulle piante e del fatto che si interviene tutte le volte che ci si trova in presenza di comportamenti scorretti.

Ma la ragazza non capiva e allora le abbiamo detto che un albero è un essere vivente che non ha la possibilità di evidenziare il suo stato di malessere, spostandosi o lamentandosi. Queste parole hanno avuto l’effetto di calmarla.

Mentre la guardavo allontanarsi verso l’uscita, ho pensato che in fondo non aveva tutti i torti e, che il regolamento del verde potrebbe in effetti anche considerare la possibilità per bambini e ragazzi di salire sugli alberi.

In fondo tutti siamo stati affascinati dalle piante e ne ricordiamo qualcuna sulla quale siamo saliti per raccogliere dei frutti o semplicemente per il gusto di poterlo fare.

Individuare delle piante alla cui base apporre dei cartelli informativi posizionando anche delle scale di corda per facilitarne la salita non sarebbe poi un operazione particolarmente difficile.

 



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